Picea crassifolia

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Picea crassifolia
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Pinophyta
Classe Pinopsida
Ordine Pinales
Famiglia Pinaceae
Genere Picea
Specie P. crassifolia
Nomenclatura binomiale
Picea crassifolia
Kom., 1923
Nomi comuni

(EN) Qinghai Spruce

Picea crassifolia, Kom., 1923, è una specie di peccio, appartenente alla famiglia delle Pinaceae, endemica del Gansu, del Qinghai (Qilian Shan), della Mongolia Interna (Daqing Shan), del Ningxia (Monti Helan), in Cina.[1]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome generico Picea, utilizzato già dai latini, potrebbe, secondo un'interpretazione etimologica, derivare da Pix picis = pece, in riferimento all'abbondante produzione di resina.[2] Il nome specifico crassifolia deriva dal latino e significa dalle foglie spesse in riferimento alla morfologia degli aghi di questa specie.[3]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Portamento[modifica | modifica wikitesto]

Albero alto 25-35 m, con unico tronco di 50-60 cm di diametro, a chioma piramidale o strettamente conica, aperta negli esemplari anziani. I rami del primo ordine sono corti, orizzontali o rivolti in alto, quelli del secondo ordine sono sempre corti, rigidi e ascendenti; i virgulti, anch'essi rigidi, sono spesso pruinosi, di colore giallo-arancione o giallo-verdastro, poi grigio, con scanalature prominenti, glabri o con pubescenze sparpagliate. I pulvini sono di 2-2,5 mm, eretti o ricurvi.[3]

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Le foglie sono aghiformi, verdi-lucide con due bande biancastre di stomi, lineari, ricurve o quasi dritte, di sezione quadrata-rombica, molto rigide, con punta ottusa o acuta, lunghe 1,2-2,2 cm; hanno due fasce di stomi per ogni pagina. Le gemme sono ovoidali-globose, poco resinose e lunghe 8-12 mm; hanno perule triangolari, acute, spesso pruinose, persistenti e di colore arancione-marrone.[3]

Fiori[modifica | modifica wikitesto]

Sono strobili maschili ascellari, lunghi 1-1,5 cm, di colore rosa-giallastro.[3]

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

I coni femminili sono oblunghi-ovoidali o cilindrici, sessili, prima eretti e poi pendenti a maturazione, lunghi 7-11 cm e larghi 2,5-3,5 cm, con apice ottuso, inizialmente rosso-purpurei, poi verdi a maturazione con i margini delle scaglie marroni. I macrosporofilli, lunghi 15-20 mm e larghi 10-17 mm, sono obovati-flabellati, leggermente convessi, con superficie liscia, di norma finemente striata, glabra; le loro brattee sono rudimentali, ligulate, interamente nascoste. I semi sono marroni, oblunghi-ovoidali, lunghi 3-3,5 mm, con parte alata di 10-13 mm, di colore marrone-arancione.[3]

Corteccia[modifica | modifica wikitesto]

La corteccia è di colore rosso-marrone, rugosa e divisa in scaglie.[3]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Vegeta nei pendii rivolti a nord, ad altitudini comprese tra i 1600 e i 3800 m, sormontando steppe e zone desertiche, sia su suoli calcarei che su suoli non calcarei. Il clima di riferimento è il continentale freddo e secco, con la maggior parte delle precipitazioni che cade in forma nevosa. É una specie tipica delle foreste pure, localmente in associazione con Betula albosinensis e Populus tremula.[1]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Molti autori contestano il rango di specie per questo taxon, considerandola una varietà di P. schrenkiana.[4]

Usi[modifica | modifica wikitesto]

Il suo legno viene utilizzato solo localmente (probabilmente come combustibile) in quanto l'areale coincide con zone lontane da centri urbani e grandi vie di comunicazione; molto raro anche in orti e giardini botanici occidentali e asiatici.[1]

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Non vi sono evidenze di declino delle subpopolazioni, che crescono in aree non soggette a rischi antropici rilevanti. Per questo motivo viene classificata come specie a rischio minimo (least concern in inglese) nella Lista rossa IUCN.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e (EN) Carter, G. & Farjon, A. 2013, Picea crassifolia, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ Picea crassifolia, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 16 maggio 2019.
  3. ^ a b c d e f (EN) Aljos Farjon, A Handbook of the World's Conifers (2 vols.), Brill, 2010, pp. 566-567. URL consultato il 21 maggio 2019.
  4. ^ (EN) Picea crassifolia, su American Conifer Society. URL consultato il 21 maggio 2019.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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